
Tutti, prima o poi, ci troviamo a fare i conti con un senso di vuoto o con dinamiche che si ripetono. Magari ci chiediamo: “Perché reagisco sempre nello stesso modo? Perché mi sento ferita dalle stesse cose?”.
Una risposta possibile arriva dal lavoro di Lise Bourbeau, che ha descritto cinque ferite emotive principali. Queste nascono spesso nell’infanzia, quando non ci siamo sentiti accolti, visti o rispettati, e ci spingono a costruire delle “maschere” per proteggerci. Conoscerle è il primo passo per non esserne più prigionieri.
Ognuna di esse agisce in una qualche misura in noi, ma una è quella attraverso la quale percepiamo ogni cosa che ci capita. Nel mio caso, filtro tutto attraverso la ferita da ingiustizia: così mi ritrovo a chiedermi “perché proprio a me?” o ancora “questa cosa non è giusta, sto subendo un torto”. O, peggio, sono io a sentirmi sbagliata, scorretta, ingiusta, per delle cose così piccole e insignificanti come non aver risposto a un messaggio o non aver lavato i piatti, che per me diventano grandi ‘errori’ da risolvere.
Conoscerle, e soprattutto conoscere quella che agisce maggiormente in noi, non significa colpevolizzare il passato, ma riconoscere i meccanismi che ci limitano per poterli trasformare. Se riesco a vedere lo schema, lo posso disinnescare.
Vediamo insieme queste cinque ferite, come si manifestano e la chiave per iniziare a guarire.
1. La Ferita del Rifiuto
Questa ferita nasce da una sensazione profonda di non essere voluti, di non meritare di occupare spazio. Chi la porta può sviluppare un timore pervasivo dell’abbandono e tendere a isolarsi per paura di essere respinto, sentendosi spesso invisibile.
Chiave di guarigione: Coltivare la sensazione interiore di essere degni di esistere, proprio così come si è, senza doverlo necessariamente “meritare”.
2. La Ferita dell’Abbandono
Qui, l’origine è nella sensazione di essere stati lasciati soli, di non aver avuto un sostegno emotivo sufficiente. Da adulti, questo si traduce in una ricerca continua di conferme esterne e in una profonda paura della solitudine.
Chiave di guarigione: Costruire una relazione solida e sicura con sé stessi, imparando che non siamo mai davvero soli quando impariamo a essere il nostro primo sostegno.
3. La Ferita dell’Umiliazione
Si attiva quando, da piccoli, ci siamo sentiti derisi, sminuiti o messi in imbarazzo per i nostri bisogni o per la nostra essenza. Può portare a un pattern di sottomissione o a un eccessivo bisogno di compiacere gli altri per evitare di provare ancora quella vergogna.
Chiave di guarigione: Imparare a dire “no” senza sensi di colpa e a riconoscere il proprio valore intrinseco, indipendentemente dal giudizio o dall’approvazione altrui.
4. La Ferita del Tradimento
Questa ferita si sviluppa quando una figura di fiducia fondamentale non ha mantenuto le sue promesse, ledendo la nostra fiducia. Da adulti, genera spesso comportamenti controllanti, gelosia e una significativa difficoltà ad affidarsi.
Chiave di guarigione: Ricostruire la fiducia partendo da sé stessi, mantenendo le promesse che ci facciamo, e imparare ad affidarsi agli altri in modo graduale e consapevole.
5. La Ferita dell’Ingiustizia
La percezione di non essere stati visti, apprezzati o trattati in modo equo da una figura autoritaria di riferimento (spesso un genitore freddo e perfezionista).
Chiave di guarigione: Accettare la propria umana vulnerabilità e concedersi il diritto sacrosanto di sbagliare, di essere imperfetti e di non dover sempre essere impeccabili.
Perché Parlarne Oggi? Per Trasformare la Mappa in Bussola.
Queste ferite non sono etichette definitive, ma potenti spiegazioni dei nostri automatismi. Quando iniziamo a riconoscerle senza giudizio, smettono di essere prigioni e diventano una bussola preziosa. Ci indicano la strada per relazioni più sane, per una maggiore libertà emotiva e per ritornare padroni della nostra storia.
Un Piccolo Consiglio per Iniziare a Guarire: L’Osservazione Gentile.
Il viaggio di guarigione inizia con un piccolo, potente passo: l’ascolto consapevole.
Per i prossimi giorni, prova semplicemente a osservarti. Quando scatti, quando ti senti ferito, quando una reazione ti sembra sproporzionata… fermati un attimo. Fai un bel respiro e chiediti con curiosità: “Quale ferita sta parlando in questo momento?”.
Non serve giudicarsi o forzare il cambiamento. Basta osservare e dare un nome a quel meccanismo di protezione. Questo semplice atto di consapevolezza crea uno spazio tra te e la tua reazione automatica. È in quello spazio che nasce la tua libertà di scelta.
👉 E tu, ti sei riconosciuto in una di queste ferite?
Quale risuona di più con la tua esperienza? Condividere i tuoi pensieri, anche solo con te stesso, è già un atto di coraggio.