
“Mindset, resilienza, approccio vincente…” bello eh. Ma poi torni a casa e ti senti comunque svuotato.
Alcune parole ormai sono diventate quasi respingenti: quella positività a tutti i costi che finisce per suonare tossica.
E allora, concretamente: cosa posso fare per stare meglio?
Nella vita di tutti i giorni, al lavoro, nei miei rapporti interpersonali?
La verità è che la crescita personale, se resta solo nei libri o nei post da cinque secondi prima di scrollare, non serve a niente. Ti dà la botta di dopamina, ci pensi un attimo, e subito dopo sei già altrove. Rarissimi casi a parte, non arriva mai quel famoso “click che ti cambia la vita”.
La vera domanda è: ok, e domani che faccio?
Come porto quella frase dentro una giornata vera? Dentro una litigata con il capo, nell’insoddisfazione per il lavoro dei miei dipendenti, nella stanchezza del lunedì mattina?
È da questa domanda che anni fa è nata la mia pagina Che Karma combini?
Proporre pratiche concrete:
– Qualcosa che non ti faccia sentire in difetto se oggi non è giornata.
– Qualcosa che non ti costringa alla finta positività, che tanto poi implode.
– Qualcosa che ti aiuti a non ricadere sempre negli stessi schemi, un passo alla volta.
E sì, pure se dovessimo sbagliare: eh oh, c’è sempre domani.
Non è un inno alla procrastinazione, né al fallire. È un inno al Wabi-Sabi: la bellezza dell’imperfezione.
Perché la vita è perfetta nelle sue pieghe, nelle sue crepe, nei suoi giri storti.
Fluire non vuol dire mettersi i paraocchi, è essere pragmatici con la realtà, imparare a stare nel presente, trovare efficacia persino nei casini che la vita ci riserva.